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Ricostruzione di carriera: il servizio preruolo va riconosciuto per intero

(03/06/2018)

Arriva un altro successo targato Anief con una nuova sentenza che dà piena ragione al nostro sindacato e ordina al Miur il riconoscimento per intero del servizio pre-ruolo ai fini della ricostruzione di carriera. Marcello Pacifico (Anief-Cisal): serve atto di responsabilità da parte del Miur.
Gli avvocati Fabio Ganci, Walter Miceli e Giuseppe Massimo Abate ottengono un’importante vittoria presso il tribunale del lavoro di Trapani con la conferma dell'illegittimità della normativa italiana che regola il computo del servizio preruolo nella ricostruzione di carriera e la condanna del Ministero dell’Istruzione per evidente discriminazione nei confronti dei lavoratori del comparto scolastico che hanno svolto servizio con contratti a termine prima della loro immissione in ruolo. Marcello Pacifico (Anief-Cisal): “La continua penalizzazione subita in Italia dai lavoratori del comparto scuola che svolgono, per anni, servizio con contratti a tempo determinato va contro la normativa comunitaria e il nostro sindacato non si stancherà mai di ribadirlo. Serve un atto di responsabilità da parte del Miur e la modifica sostanziale di tutta la normativa e la contrattazione interna che pone in essere, sotto varie forme, questa e altre palesi discriminazioni a discapito dei lavoratori”. Per ora, per ottenere giustizia, e l'immediato e integrale riconoscimento del servizio svolto durante il precariato nella ricostruzione di carriera, l'unica strada è ricorrere in tribunale aderendo allo specifico ricorso promosso dall'Anief.






Il Tribunale del Lavoro di Trapani, infatti, dà piena ragione al nostro sindacato ricordando come la Corte di Giustizia dell’Unione Europa, in merito, si è già pronunciata affermando che “la clausola 4 dell’Accordo (Quadro) esclude in generale ed in termini non equivoci qualsiasi disparità di trattamento non obiettivamente giustificata nei confronti dei lavoratori a tempo determinato, sicché la stessa ha carattere incondizionato e può essere fatta valere dal singolo dinanzi al giudice nazionale, che ha l’obbligo di applicare il diritto dell’Unione e di tutelare i diritti che quest’ultimo attribuisce, disapplicando, se necessario, qualsiasi contraria disposizione del diritto interno (Corte Giustizia 15.4.2008, causa C- 268/06, Impact; 13.9.2007, causa C-307/05, Del Cerro Alonso; 8.9.2011, causa C-177/10 Rosado Santana)”. Il giudice trapanese, dunque, sottolinea l'illegittimità dell'operato del Miur nel momento in cui, ai fini della ricostruzione di carriera, riconosce immediatamente e per intero solamente 4 anni del servizio svolto a tempo determinato (e il restante servizio per 2/3). Per questo motivo il MIUR è stato nuovamente condannato “a procedere alla ricostruzione di carriera di parte ricorrente, ai fini giuridici ed economici, riconoscendo il periodo lavorato anteriormente all’immissione in ruolo secondo i medesimi parametri applicati ai docenti di ruolo, computando integralmente i periodi lavorati in forza dei vari contratti a termine di durata superiore a 180 giorni”, oltre “al pagamento della differenze retributive consequenziali alla ricostruzione suddetta”, oltre interessi legali e rivalutazione monetaria a decorrere dalla maturazione dei singoli crediti fino al pagamento.




“La continua penalizzazione subita in Italia dai lavoratori del comparto scuola che svolgono, per anni, servizio con contratti a tempo determinato – commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal – va contro la normativa comunitaria e il nostro sindacato non si stancherà mai di ribadirlo. La Direttiva Comunitaria 1999/70/CE è in vigore da più di un decennio, ormai ma, nonostante ciò, il Miur continua a discriminare i precari anche dopo la loro immissione in ruolo. Serve un atto di responsabilità da parte del Miur – conclude il sindacalista autonomo – e la modifica sostanziale di tutta la normativa e la contrattazione interna che pone in essere, sotto varie forme, questa e altre palesi discriminazioni a discapito dei lavoratori”. Per ora, per ottenere giustizia, e l'immediato e integrale riconoscimento del servizio svolto durante il precariato nella ricostruzione di carriera, l'unica strada è ricorrere in tribunale aderendo allo specifico ricorso promosso dall'Anief. Per ulteriori informazioni e aderire al ricorso Anief, 



 






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