Stipendi, oggi accreditati aumenti ad oltre un milione di docenti, Ata e dipendenti Istruzione: tra 56 e 99 euro(25/06/2018) Stamane, il contratto 2016/18, sottoscritto definitivamente il 20 aprile scorso è entrato a regime, portando nelle busta paga del personale scolastico aumenti miseria, o meglio i ritocchi, dopo quasi un decennio consecutivo di fermo stipendiale: per gli insegnanti si va dai 56 ai 95 euro; i collaboratori scolastici, gli assistenti amministrativi e tecnici si sono dovuti accontentare di aumenti che vanno dai 43 ai 65 euro; va un po’ meglio ai Dsga, ai quali sono stati corrisposti tra i 63 e i 99 euro massimi. Solo qualche giorno fa, l’Aran aveva calcolato che la perdita progressiva di valore dei dipendenti pubblici, rispetto all’inflazione, equivale all’8,1%. Questo significa che avendo recuperato, con questo contratto, solo poco più del 3 per cento, l’inflazione continua a sovrastare gli stipendi dei dipendenti del comparto Scuola di circa il 5 per cento.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Continuiamo a stupirci della distanza abissale tra quanto avrebbero dovuto percepire i lavoratori della scuola e quanto è arrivato oggi nei loro stipendi: infatti, per riuscire a superare il costo della vita, la consistenza degli aumenti doveva essere quasi il triplo di quella accordata da Miur e Mef e i sindacati Confederali hanno anche brindato per il risultato raggiunto. Rimane pertanto necessario chiedere giustizia nelle sedi giudiziarie: in questo modo Anief, attraverso i propri legali, punta a recuperare almeno il 50% del tasso IPCA non aggiornato dal settembre 2015. Producendo anche migliaia di euro per i mancati arretrati. Inoltre, con la fine del corrente anno solare, verranno meno anche i finanziamenti della perequazione, la tutela introdotta dall’ultimo Governo per gli stipendi più bassi, per i quali non si è stati in grado di trovare le risorse utili ad arrivare a quel 3,48% di incremento a regime invece garantito alle buste paga medio-alte.
Gli interessati al ricorso contro gli aumenti stipendiali miserevoli possono ancora chiedere il modello di diffida al seguente indirizzo di posta elettronica: segreteria@anief.net
Si è completata oggi l’estenuante operazione che ha portato all’aumento dello stipendio di oltre un milione di dipendenti della scuola, tra docenti e Ata, assunti di ruolo o con supplenza annuale, oltre che ai dipendenti del comparto Istruzione e Ricerca, dirigenti esclusi: stamane, il contratto 2016/18, sottoscritto definitivamente il 20 aprile scorso, è infatti entrato a regime, portando nelle busta paga del personale scolastico aumenti miseria dopo quasi un decennio consecutivo di fermo stipendiale. L’incremento arriva dopo che a fine maggio erano stati accreditati gli arretrati - poche centinaia di euro - per coprire, anche se solo figurativamente, il periodo di mancato rinnovo contrattuale compreso tra gennaio 2016 e maggio 2018.
Anche la consistenza degli aumenti di stipendio, accreditati oggi, è variabile a seconda dell’anzianità di servizio e del profilo professionale di collocazione: in base alla tabella riassuntiva predisposta dalla rivista specializzata Orizzonte Scuola, per gli insegnanti si va dai 56 ai 95 euro; i collaboratori scolastici, gli assistenti amministrativi e tecnici si sono dovuti accontentare di aumenti che vanno dai 43 ai 65 euro; va un po’ meglio ai Dsga, ai quali sono stati corrisposti tra i 63 e i 99 euro massimi.
In assoluto, si tratta non di aumenti, ma di semplici ritocchi. A dirlo non è solo l’Anief, ma anche il sindacato della parte pubblica: solo qualche giorno fa, infatti, l’Aran ha calcolato, prendendo in esame le principali fonti statistiche nazionali disponibili (Ragioneria generale dello Stato e Conto annuale, Istat), che la perdita progressiva di valore dei dipendenti pubblici, rispetto all’inflazione, equivale all’8,1%. Questo significa che avendo recuperato, con questo contratto, solo poco più del 3 per cento, l’inflazione continua a sovrastare gli stipendi dei dipendenti del comparto Scuola di circa il 5 per cento.
“Continuiamo a stupirci – commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal - della distanza abissale tra quanto avrebbero dovuto percepire i lavoratori della scuola e quanto è arrivato oggi nei loro stipendi: infatti, per riuscire a superare il costo della vita, la consistenza degli aumenti doveva essere quasi il triplo di quella accordata da Miur e Mef e i sindacati Confederali hanno anche brindato per il risultato raggiunto”.
“Rimane pertanto necessario chiedere giustizia nelle sedi giudiziarie: in questo modo Anief, attraverso i propri legali, punta a recuperare almeno il 50% del tasso IPCA non aggiornato dal settembre 2015. Producendo anche migliaia di euro per i mancati arretrati. Inoltre, – conclude Pacifico - con la fine del corrente anno solare, verranno meno anche i finanziamenti della perequazione, ovvero la tutela introdotta dall’ultimo Governo per gli stipendi più bassi, per i quali non si è stati in grado di trovare le risorse utili ad arrivare a quel 3,48% di incremento a regime invece garantito alle buste paga medio-alte”.

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