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Italia,dati alla mano istat : cresce povertà ed esclusione sociale 2021(09/11/2021)
I disordini che hanno caratterizzato Roma e Milano (nonché molte altre città nei giorni scorsi) hanno una matrice economica, accanto ad una matrice politica (c’è chi trova qualsiasi occasione pur di pescar nel torbido) ed una matrice sociologica (la rabbia di chi si sente escluso e la mancanza di una forza politica che le dia voce e la incanali tanto più che il Movimento Cinque Stelle – M5S – ha scelto la grisaglia e la cravatta togliendosi questa funzione che originariamente aveva). In Italia da un quarto di secolo non solo si cresce ed aumentano i divari ma si è bloccato quello che gli economisti chiamano “l’ascensore sociale” (ossia il modo per ascendere a fasce sociali a benessere maggiore) e si è aggravata “la trappola della povertà”, a volte proprio con misure che avevano l’intenzione di sradicarla. Andiamo con ordine. In termini tecnici, e verificabili statisticamente, per ascensore sociale si intende quante possibilità hanno i figli di genitori poco istruiti e magari con un reddito basso di scalare la piramide sociale e ricoprire incarichi più importanti e meglio remunerati. Se queste possibilità sono scarse allora l’ascensore sociale è bloccato: i figli di genitori benestanti resteranno tendenzialmente benestanti ma i figli di famiglie più disagiate non hanno la possibilità di crescere né nella società né in campo lavorativo. Lo studio più approfondito in materia è stato condotto dalla Banca d’Italia e riguarda il 1993-2016, ossia copre le crisi finanziarie del 2008-2009 e del 2011-13 ma non la recessione dovuta al Covid. Proprio per questo, è particolarmente utile: analizza un processo iniziato alla fine del secolo scorso e che è esploso ai tempi del Covid. La Banca d’Italia ha costruito un indice di correlazione che è tanto più alto quanto più il legame tra la storia studentesca dei genitori e quella dei figli è forte. L’indice va da -1 a +1. Per realizzare lo studio sono state effettuate circa 90mila interviste tra 1993 e 2016. Come si vede l’istruzione dei nati fino al 1924 era legatissima a quella dei genitori. Anche solo considerando i soli anni del padre l’indice era di 0,458, e diventava 0,468 considerando quelli della madre. Man mano questo legame è diminuito, e non di poco, a 0,414 (considerando entrambi i genitori) per la classe 1925-30, 0,386 per quella 1931-35, 0,306 per i nati tra il 1936 e il 1940, 0,260, e così via. Significa, in pratica, che i nati fino al 1924 hanno studiato gli stessi anni dei padri mentre più si va avanti con gli anni di nascita si vede che i figli hanno studiato di più rispetto ai padri Il calo maggiore, infatti, è proprio quello verificatosi tra coloro che sono nati nella prima metà degli anni ’30 e quelli nella seconda metà. Gli anni in cui questi ultimi sono entrati nell’età di frequenza della scuola superiore e dell’università erano gli anni ’50 e del boom economico, quando si è verificata una crescita dell’istruzione media come mai prima. |
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