Concorso riservato docenti non abilitati, tanti non potranno farlo pur avendo svolto i 3 anni di servizio richiesti(09/06/2018) Scatta il conto alla rovescia per la procedura concorsuale nazionale riservata, prevista dalla Legge 107/2015 e su cui si è appena espresso il Consiglio superiore della pubblica istruzione: consiste in una prova scritta e una orale, superate le quali si viene ammessi al percorso di formazione iniziale, tirocinio e inserimento nella funzione docente (FIT). Superato il percorso FIT, coloro che verranno reputati idonei potranno accedere all’immissione in ruolo. Anief ritiene illegittimo il limite imposto dal Miur di far valere solo gli ultimi 8 anni e apre il ricorso a tutto il personale che ha prestato servizio dal 1999, anno di approvazione della direttiva comunitaria 1999/70/CE.
Sono aperte, dunque, le pre-desioni al ricorso contro il limite degli ultimi 8 anni previsti dal regolamento entro cui aver svolto i 3 anni di servizio utili per l'accesso al concorso riservato ai docenti non abilitati. Ulteriori istruzioni saranno fornite non appena sarà possibile presentare la domanda. L'Ufficio Legale Anief si riserva di attivare ulteriori ricorsi rispetto al testo definitivo che sarà pubblicato in Gazzetta ufficiale.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Se tale limitazione permarrà effettivamente nel regolamento, presenteremo apposito ricorso. Mentre apprezziamo la decisione del Miur di far valere l’anno scolastico in corso, sempre ai fini del computo dei 3 anni di servizio, a differenza di quanto ha stabilito il bando già emanato dalla Provincia Autonoma di Trento per cui abbiamo già avviato le specifiche procedure di adesione al ricorso.

Con la scontata approvazione del nuovo Governo, scatta il conto alla rovescia per il concorso nazionale riservato ai docenti non abilitati con almeno 3 anni di servizio: si tratta di un concorso riservato, previsto dalla Legge 107/2015, consistente in una prova scritta e una orale, vinto il quale si viene ammessi (con le dovute deroghe relative agli anni di frequenza e ai crediti da acquisire) al percorso di formazione iniziale, tirocinio e inserimento nella funzione docente (FIT), svolgendo il primo e il terzo anno dello stesso. Superato il percorso FIT, coloro che verranno reputati idonei potranno accedere all’immissione in ruolo.
Nei giorni scorsi, sul testo che regola la procedura concorsuale si è espresso il Consiglio superiore della pubblica istruzione, che ha esternato alcune osservazioni, in particolare sulla prova orale e sulla mancata presenza della prova simulata nei due concorsi riservati della fase transitoria introdotta con l’ultima riforma Renzi-Giannini. Ma in cosa consiste il decreto? Secondo la rivista Orizzonte Scuola, che ha pubblicato la bozza di decreto, lo svolgimento della prova scritta avrà l’obiettivo di “valutare il grado delle conoscenze del candidato su una specifica disciplina, scelta dall’interessato tra quelle afferenti alla classe di concorso. E nel caso delle classi di concorso concernenti le lingue e culture straniere, la prova dovrà essere prodotta nella lingua prescelta”.
Dopo lo svolgimento di una prova orale di carattere didattico – metodologico, si procederà alla formazione della graduatoria di merito regionale, al primo anno del percorso FIT, al fine di acquisire il diploma di specializzazione. Il concorso nazionale prevede quindi l’accesso al percorso FIT (percorso realizzato attraverso la collaborazione tra scuola, università e istituzioni dell’alta formazione artistica, musicale e coreutica), indetto ogni due anni su base regionale.
Per poter partecipare al concorso, gli aspiranti dovranno possedere la laurea magistrale o a ciclo unico oppure il diploma di II livello dell’alta formazione artistica, musicale e coreutica oppure titolo equipollente o equiparato, coerente con le classi di concorso vigenti alla data di indizione del concorso; serviranno poi 24 crediti formativi universitari o accademici (CFU/CFA), conseguiti in forma curricolare (inseriti nel piano di studi), aggiuntiva (conseguiti entro il percorso di laura ma aggiunti al piano di studi) o extra curricolare (esami dopo la laurea) nelle discipline antropo-psico-pedagogiche e nelle metodologie e tecnologie didattiche, garantendo comunque il possesso di almeno sei crediti in ciascuno di almeno tre dei seguenti quattro ambiti disciplinari: pedagogia, pedagogia speciale e didattica dell’inclusione; psicologia; antropologia; metodologie e tecnologie didattiche.
Tra i requisiti imprescindibili figurano anche tre anni di servizio svolto come insegnante precario: premesso che per il computo del triennio può essere considerato anche quello in corso, sempre Orizzonte Scuola sottolinea “che i docenti non abilitati, per calcolare il servizio prestato e verificare se rientrano nelle misure previste dal decreto, devono accertarsi di aver svolto, negli ultimi otto anni, 3 anni di servizio anche non continuativi. Nei tre anni scolastici considerati devono aver prestato, per ciascun anno, 180 giorni di servizio (anche non continuativo) oppure un servizio ininterrotto dal 1° febbraio alle operazioni di scrutinio”.
Pertanto, rimane confermato il limite degli ultimi 8 anni entro cui aver svolto i 3 anni di servizio richiesti: una richiesta su cui il sindacato ha espresso da tempo le sue perplessità. “Se tale limitazione permarrà effettivamente nel regolamento – commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal – presenteremo apposito ricorso. Mentre apprezziamo la decisione del Miur di far valere l’anno scolastico in corso, sempre ai fini del computo dei 3 anni di servizio, a differenza di quanto ha stabilito il bando già emanato dalla Provincia Autonoma di Trento per cui abbiamo già avviato le specifiche procedure di adesione al ricorso”.
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