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Buoni spesa, 158 comuni nel caos: linee guida confuse, troppi esclusi. Si teme che i fondi siano scarsi

(14/04/2020)



In 56 comuni no ai buoni per chi percepisce altri sussidi pubblici a prescindere dall’importo, in altri si escludono farmaci e prodotti per l’igiene personale non sempre inclusi nei buoni spesa.



Continua il lavoro di controllo popolare sui buoni spesa ad opera degli attivisti e delle attiviste di Potere al Popolo che ha analizzato le scelte di 158 Comuni con l’obiettivo di valutare l'efficacia del Decreto in seguito all’emanazione dell’Ordinanza del Dipartimento della Protezione Civile n° 658 del 29 marzo 2020, hanno iniziato un lavoro di indagine circa lo stanziamento dei fondi per i “Buoni spesa” che sono stati ripartiti tra i comuni della provincia allo scopo di dare un aiuto ai nuclei familiari e ai singoli cittadini che si trovano in difficoltà economica in seguito all'emergenza coronavirus. L’obiettivo è di verificare la giusta ed equa distribuzione delle risorse finanziarie, attraverso l’analisi delle delibere e della documentazione ufficiale prodotta, partendo dall’analisi dei criteri utilizzati dai Comuni nella scelta della platea dei beneficiari (àREPORT ALLEGATO).

"Dalla lettura e dallo studio delle delibere e della documentazione prodotta dai 158 comuni della provincia di Salerno, sono emerse tutte le difficoltà degli enti di prossimità che, sulla base di generiche linee guida, sono stati abbandonati a loro stessi in un momento di emergenza, in cui essere tempestivi vuol dire poter assicurare un piatto a tavola e beni essenziali a chi non ne ha – dichiara Erminia Maiorino, Coordinatrice Nazionale di Potere al Popolo – abbiamo rilevato come ogni Comune abbia risposto emanando delibere e provvedimenti risultati escludenti per larga parte della popolazione. Basti pensare che 148 comuni (il 93,7%) hanno preso in considerazione la percezione di altri sussidi pubblici al momento della richiesta per l'accesso ai buoni spesa e che, di questi 148 comuni, poco più di un terzo (56) escludono dalla misura chi riceve un'altra forma di sussidio pubblico, a prescindere da quale sia l'importo e nonostante si parli di entrate che costringono le famiglie al di sotto della soglia della povertà".

"Ad aggravare la situazione – dichiara Massimiliano Tresca Responsabile Enti Locali Potere al Popolo – 105 comuni (il 66,5%) non specificano affatto se l'accesso al buono spesa implichi anche la possibilità di acquistare prodotti igienici e 95 Comuni (il 60,1%) se è possibile acquistare i farmaci, perché neppure il Decreto è chiaro su cosa si intenda per "altri beni di prima necessità. Ma non si può lasciare al caso una decisione così importante, perché poi capita, come abbiamo rilevato dal nostro controllo che 28 Comuni (il 17,7%) hanno esplicitamente escluso tale possibilità per l'acquisto di farmaci e 18 Comuni (l'11,4%) per l'acquisto di prodotti per l'igiene personale. Come Potere al Popolo – continua Massimiliano Tresca – crediamo che il governo debba portare avanti delle misure che facciano respirare il popolo che lavora, gli artigiani, i piccoli commercianti, i collaboratori domestici, le precarie e i precari, chi lavora a nero, alcune forme di lavoro autonomo e le piccole partite Iva, gli ultimi della società insomma. Pretendiamo che nessuno venga lasciato indietro".

L'elemento politico che ci viene restituito da questi primi dati è che la misura pensata dal Governo non risponde affatto alle esigenze della popolazione e esclude ulteriormente alcune fasce che versavano, già prima dell'emergenza coronavirus, in condizioni di povertà assoluta e relativa: basti pensare ai senzatetto delle nostre città e ai richiedenti asilo che vengono esclusi dal criterio della residenzialità, ai tanti che nonostante redditi inferiori alla soglia di povertà (da 552,39 a 819,13 euro – dati Inps 2019) non possono accedere ai buoni spesa.






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