Eboli, Doppio appuntamento con il teatro e la musica al Teatro cerca Casa(07/05/2019) Doppio appuntamento con il teatro e la musica al Teatro cerca Casa, che giovedì 9 maggio ore 20.30 presenta, a Eboli (SA), "Magnificat. Un incontro con Maria", tratto dall'opera della poetessa Alda Merini, con Caterina Pontrandolfo. Mentre venerdì 10 maggio a Portici (NA), alle 20.30, va in scena “Piccoli crimini coniugali”, di Éric-Emmanuel Schmitt, diretto da Antonio D’Avino, che ne è anche interprete insieme a Gioia Miale. Per assistere agli spettacoli della rassegna organizzata da Livia Coletta e Ileana Bonadies, è necessaria la prenotazione chiamando al 3343347090 - 3470963808 - 081 5782460, oppure attraverso il sito www.ilteatrocercacasa.it. A chi prenota verrà fornito l’indirizzo del luogo che ospita lo spettacolo.
Straziata e illuminata insieme è la Maria del “Magnificat” di Alda Merini, un monologo diviso in brevi canti, in cui a poco a poco riconosciamo l’intera vita di Cristo. Nel suo incontro con Maria, la Merini fa valere due ascendenze importanti: la lirica infuocata di splendente ascesi come si ritrova in una Teresa D’Avila, e la lirica radiosa dell’amore fertile come si ritrova nel Cantico dei Cantici. L’idea è che il monologo tra poesia e prosa, lasci spazio al canto e alla melodia, sia mettendo in melodia alcuni versi del “Magnificat” meriniano, sia interputando con canti della tradizione mediterranea, il monologo stesso. Le melodie originali composte per lo spettacolo sono melodie originali scritte e cantate da Caterina Pontrandolfo.
Dopo aver subito un brutto incidente domestico, Lui, protagonista di “Piccoli crimini coniugali”, torna a casa dall’ospedale completamente privo di memoria, ragiona ma non ricorda, non riconosce più neppure la moglie, che tenta di ricostruire la loro vita di coppia, tassello dopo tassello, cercando di oscurarne le ombre. Via via che si riportano alla luce informazioni dimenticate, si manifestano delle crepe: sono molte le cose che cominciano a non tornare. In questo giallo coniugale, in cui la verità non è mai ciò che sembra, la memoria, la menzogna e la violenza vengono completamente riviste per assumere dei significati nuovi, inaspettatamente vivificanti.
Schmitt gestisce la scrittura con grazia e freschezza, giocando briosamente tanto col metateatro quanto con oggetti ostici quali “la verità”, “la colpa” e, soprattutto, “l’amore”. Una macchina narrativa pressoché perfetta che svela impietosamente i meccanismi della coppia e i più intimi recessi dell'animo umano.
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