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Presentazione del libro "Donne come noi" della scienziata Paola Rivaro(22/03/2018)
Perché andare in Antartide? “Vi si possono svolgere ricerche in un ambiente quasi incontaminato, altrimenti non possibili. Sin dagli albori del Programma Nazionale di Ricerca in Antartide, il Dipartimento di Chimica e Chimica Industriale dell’Unige è stato presente con la partecipazione a numerose spedizioni, un trentennio di attività di ricerca su contaminazione chimica, oceanografia chimica, chimica dell’atmosfera.” Chi partecipa alle spedizioni? “Professori del dipartimento, ricercatori e dottorandi si sono alternati nelle basi italiane in Antartide, insieme a scienziati di altre università, del CNR, dell’ENEA e del Ministero della Difesa. Fare il ricercatore, il dottorando o l’assegnista all’Unige, vuol dire anche questo!” Che tipo di ricerche effettuate? “Le ricerche delle ultime spedizioni in Antartide sono volte a capire l’influenza dei cambiamenti climatici nella composizione chimica del Mare di Ross (il mare antartico di fronte alla stazione italiana Mario Zucchelli) e sulle conseguenze che tale composizione chimica ha per tutto il pianeta.” Perché è così importante per tutto il pianeta quel che accade in Antartide? “L’Antartide è un luogo “speciale” per la sua posizione, è sito di produzione di acque profonde che influenzano tutti gli oceani del pianeta, è l'ecosistema marino meno contaminato sul pianeta, è un archivio storico del pianeta: gli strati di neve e ghiaccio se analizzati raccontano la storia chimica del mondo, inoltre vi avvengono fenomeni naturali unici: ad esempio qui con gli apparecchi adatti si possono sentire ancora le vibrazioni del big bang.” Cosa le ha insegnato questa esperienza? “Due mesi di lavoro nel clima più secco del mondo (sembra strano ma nevica pochissimo, 10 cm l’anno) con la temperatura media più bassa del pianeta: -53 °C è sempre un’esperienza affascinante e unica di vita e di studio: sicuramente mi ha insegnato ad essere flessibile: in condizioni estreme, quando è davvero impossibile seguire i programmi che ci si era prefissati, si impara ad adattare il proprio lavoro alle condizioni esterne, al maltempo, al freddo, alla lotta contro il tempo, e da semplici scienziati si passa ad essere esploratori.” |
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