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Il principe di CremisiRomanzo in cinque capitoli(04/02/2022) Il principe di Cremisi ( 5 capitoli by Mapas. 1° Capitolo) C’era una volta, tanto tempo fa, in un piccolo ma bel paesotto di provincia, poco lontano dalla città di Partenope, un principe soprannominato Pinocchietto.
Anzi meglio conosciuto come “il principe Pinocchietto di Cremisi” (dal colore dei fiori del Gladiolus, emblema di riserva del principato) grande ufficiale dell’Ordine dei Cavalieri di San Giorgio, nonché conte di Bisanzio il Pino, stirpe nobile decaduta del circondario. Tale appellativo, nonostante le ricerche degli storici, non si è mai capito da dove nascesse. In verità esso si perde nella notte dei tempi. Qualcuno ipotizza, data la “sua altezza” essendo un nobile, che potesse riferirsi alla misura dei calzoni che, ahimè, erano sempre troppo corti. Per cui arrivando a metà polpaccio venivano accostati a quel “pinocchietto”, capo molto in voga e rilanciato dalla moda negli anni cinquanta a Capri,
scoglio e residenza naturale delle Sirene, la cui “Siren Ligheia” narra la leggenda fosse la fondatrice e il simbolo stesso di Partenope. Le Sirene erano esseri mitologici dalla conformazione ibrida, la cui parte superiore era una bellissima donna dai capelli fluenti e dorati e quella inferiore, dal bacino in giù, era un pesce che culminava in una elegante e lunga coda. Conosciute in tutto il mondo come irresistibili ammaliatrici perché con il loro canto attraevano chiunque, passando da quelle parti, avesse la sventura di sentirlo. Sempre in merito a Pinocchietto poi ci sono altre due ipotesi: una prima fa riferimento al grande albero di pino che prima insisteva nel territorio, simbolo araldico della stirpe, sfortunatamente abbattuto dal vento, a nulla valsero le grida di “sua altezza” rivolte ad Ettore, capo giardiniere, - “Ettò occhio al pino, Ettò occhio al pino!” –per impedire che il grosso albero cadesse invertendo la sua conformazione per rimanere con la chioma a terra e il fusto in alto. Proprio per questo, ricordando quanto accaduto il detto “Ettò occhio al pino” si trasformò in “pino occhio ettò” da cui per praticità si arrivò all’attuale “Pinocchietto”.
L’altra ipotesi è tutta da verificare per cui, onde evitare equivoci, non verrà descritta, almeno per il momento, poiché ci porterebbe a Firenze nella casa di Lorenzini; ma questa è un’altra storia. Ritornando al racconto, il principe di Cremisi era molto amato dalla sua popolazione che affabulata dalle sue promesse lo aveva scelto ed eletto a maggioranza tra tanti principi e principesse che si erano presentati per governare il regno. Lui contraccambiava la fiducia accordatagli comunicando ogni giorno cosa stesse facendo, riassumendo ogni attività con dei numeri. Faceva questo con la speranza di aiutare i bisognosi i quali se li avessero giocati al lotto, perché di gioco stiamo parlando, forse chissà, in caso di vincita avrebbero avuto di che campare dignitosamente. Avendo inoltre il regal rampollo l’abilità linguistica di coniugare non proprio correttamente il passato prossimo del verbo fare , “io ho fatto , tu ho fatto, egli ho fatto, noi abbiamo fatto”, con la trasparenza che lo ha sempre contraddistinto, cercava di aiutare tutti, anche e soprattutto gli amici, assegnandoli loro qualche incarico dispensando responsabilità ai tanti suoi cortigiani ai quali concedeva di sedere alla sua tavola . Da buon “padre” spezzava il pane e lo divideva con i partecipanti alla sua mensa e gli avanzi non li buttava affatto perché sarebbero serviti, secondo la sua logica, a “sfamare” qualcuno che sempre si presentava a implorare il suo aiuto. Era una persona buona, disponibile ma un po' distratta; anzi più che distratto era un po’ ingenuo, un bambinone. La sua semplicità lo portava a non capire le iniziative territoriali, le idee rinnovative, perché forse spaventato dalla sua visione aristotelica della vita, ritenendo perfetto tutto ciò che è immutabile. Nonostante questo piccolo difetto era sempre presente, in ogni situazione. Il suo spontaneo altruismo lo portava ad essere portavoce di tutte le attività che andavano a buon fine, chiaramente sempre da “buon padre” pronto a prendersene i meriti, ma dissociandosi dagli accadimenti se le cose non andavano bene. E questo capitava spesso. La sua fortuna era che in quel tempo c’era un Re, un re coraggioso ed impavido che con le sua potenza riusciva a “coprire” i tanti principati sparsi nel vasto territorio, specialmente quelli che più si mostravano servili e dunque maggiormente meritevoli della sua regale benevolenza, ma che si nascondevano già da allora all’ombra del Vesuvio.
Un giorno il Re volle mettere alla prova i vari Vassalli, visto che molti di loro avevano dichiarato che la situazione economica, sanitaria, scolastica, eccetera eccetera eccetera era buona. Pensò pertanto di far loro visita, perché in realtà ben diverse erano le notizie giunte alle sue orecchie. Prima però, per non avere brutte sorprese e mostrando la sua magnanimità sempre redditizia, volle dare la possibilità a qualcuno di rimediare e sistemare le varie situazioni. Quindi emanò un editto che fu immediatamente divulgato. L’ordinanza fu affissa in vari punti strategici e in ogni luogo di ritrovo, per maggior sicurezza letto ad alta voce per gli analfabeti - e solo Dio sa quanti ce ne fossero - dai banditori locali . Il manifesto recitava cosi: “Udite udite, leggete leggete, ascoltate ascoltate: si comunica a tutti gli abitanti della provincia di Partenope, di segnalare presso il proprio Comune di appartenenza le varie disfunzioni o i meriti del principe. Le stesse saranno lette personalmente da me durante la visita che si terrà presso il vostro territorio… bla bla bla… in data… bla bla bla…” Firmato controfirmato e timbrato con tanto di sigillo reale. “Scusate”, domandò timidamente un vecchietto al messaggero, “ma io che non so scrivere, come faccio a comunicare?”. Il “trombabandi” , così si chiamava il divulgatore orale lo guardo, girò il foglio varie volte e non trovando risposta sentenziò: “Se non sai scrivere vuol dire che non hai niente da dire”. E a ritmo di rullo del tamburo se ne andò….( continua ) |
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