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Il principe di Cremisi III Capitolo

(17/02/2022)

                                  Il   principe di Cremisi

                             ( 5 capitoli by Mapas. 3° Capitolo)

L’omino si guardò intorno con la speranza che ci fosse qualcuno dietro, ma era proprio lui che il principe invitava ad avvicinarsi. Fatto un grosso sospiro iniziò a camminare con passo lento e incerto, mancava solo il suono di un flauto per trasformarsi in una “Funus translaticium”. Arrivato al suo cospetto si prostrò e attese. “Sono circondato da incompetenti !” tuonò il principe (volutamente dimenticando che i presenti erano tutte persone scelte e volute da lui proprio per le loro capacità e virtù ), facendo oscillare lo scettro. “Ma come osi pensare che il Re, amico mio, possa offendersi ?“ Il malcapitato ormai non avendo più nulla da perdere si fece coraggio e rispose: “Perché i grandi sono in alto e non in basso, perché debbono essere in bella vista per poter essere un ricordo un esempio, perché  i simboli sono il riconoscimento della nostra identità e va diffusa la conoscenza con allegoria e non nascosti sotto un culo con la possibilità di ricevere qualche trombetta.” (cfr. Dante inferno canto XXI) “Da oggi non farai più parte di questo consiglio !”, replicò il nobile Duegior (nome del principe riservato a parenti e amici strettissimi) e andò via. 

 

Fortunatamente nella vita c’è sempre qualcuno che ti vuole bene disinteressatamente, senza tornaconto, che ti dà un buon consiglio con la speranza di farti uscire dallo stato di sudditanza (sapere aude !) .

Cosi, raccontato l’episodio a persona di fiducia, gli fu suggerito di ergere una statua in qualche piazza che evocasse le gesta dell’artista in modo che tutti potessero vederlo e ammirare e associare la grandezza della statua con la maestà e generosità del proprio governante. Non solo questo avrebbe indotto il passante a pensare che se un capo ama l’arte a tal punto da far costruire una statua sicuramente avrà un animo nobile e signorile. Cosi fece e fu un successo tanto che tutti ne approfittarono, in particolare gli amici, per sponsorizzare le proprie attività facendo passare l’emblema come un tramite a proprio fine e non come ricordo storico . Anche il nostro “eroe” non avendo chiaro il concetto aveva associato l’idea che se metteva dei simboli grandi la sua figura avrebbe raggiunto posizioni altissime. Il principe fu talmente condizionato da questa idea che durante le feste o importanti occasioni faceva allestire alti addobbi, obelischi e si faceva dipingere vicino ad essi in modo che fosse da auspicio ad entrare nella storia come colui che è riuscito a portare in auge le sorti del paese.  “Arrivare al cielo per farsi un gran nome e non essere dispersi su tutta la terra” (Genesi…. il finale per chi non lo conosce…è la torre di Babele).

Le grandi opere che restano nei secoli dimostrano la potenza di chi regnava in quel momento ma non il benessere della popolazione.  In quel periodo non bastavano le difficolta quotidiane. Si diffuse, portata da fuori, una grossa epidemia sconosciuta a tutti.

 Una pestilenza talmente infettiva che fece migliaia di contagiati, una pagina brutta della storia cittadina, la peste simile all’attuale covid, che sembrava interminabile. Tristemente passò alla storia, estendendosi anche oltre confine, nella città di Milano, perché oltre che dagli storici fu raccontata da quel tal Sandro, autor di un romanzetto dove si tratta di Promessi Sposi. (Ma mentre a Milano anno 1630 furono 64000 morti su una popolazione di 250000 abitanti circa il 25.6 % , a Napoli anno 1650 furono 250000 morti su 450000 Anime pari al 55.6 % ancora visibili oggi, l’una nel cimitero del Pianto e della Pietà, e l’altra sottostante il “Rione Mater Dei”, detta Grotta delle Fontanelle. *) Pagine percorse da untori, demoni, accesi dibattiti tra sapienti e medici e poi, come oggi, il futuro nero per artigiani, commercianti e artisti, tanti eroismi, l’isolamento, indicazioni per l’igiene e, alla fine, l’agognata ripresa del vivere, la cognizione della lotta tra bene e male. La gente non voleva credere che si trattasse di peste e scherniva con fischi, insulti e risate quanti pronunciavano quella parola, (oggi avremmo usato il termine no vax).  Infine scienza, Provvidenza e prevenzione ebbero la meglio sulla malattia grazie a isolamenti, chiusure, lasciapassare. In pratica i «green pass». …Ma torniamo ad essere comici e leggeri, (tante persone già si impegnano ad essere fin troppo serie…..), al nostro principe che subito si diede da fare contro  questa catastrofe.  ……. (Continua)

 

*In lavorazione “Storia di tanti morti per la peste a Napoli”






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